Giorno 365

Giorno 365. Nella mente i versi del mio amato Esenin:

Io sono lo stesso,
sono lo stesso di sempre,
solo un po’ più ubriaco
e un po’ più stanco.

Non mi importa più di piacere alla gente,
non mi importa di essere buono.
Ho imparato che la vita
non chiede il permesso.

Mi chiamano teppista.
E va bene.
Meglio un teppista vivo
che un santo imbalsamato.

Amo questa terra rozza,
con le sue chiese storte,
con i suoi campi spelacchiati,
con i cani randagi e le bettole.

Amo le betulle, sì,
ma amo anche il fango
che mi sporca gli stivali.
Perché senza fango
non c’è cammino.

Sono cresciuto tra bestemmie e preghiere,
tra il vino cattivo
e il canto dei galli.
E tutto questo
mi ha fatto poeta,
non il contrario.

Non cerco redenzione.
Non sono un eroe.
Scrivo perché non so tacere,
perché il cuore mi batte forte
come un pugno sul tavolo.

Forse un giorno mi calmerò.
Forse no.
Ma oggi vivo così:
con l’anima in disordine
e la Russia nel sangue.

Pubblicato da Giuseppe Tecce

Scrittore di saggi e romanzi Giornalista per il Corriere dell’Irpinia Direttore di RSA

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