L’inganno dello sguardo

Sono nato in una valle, sotto a una montagna, dove il rospo resta immobile sul bordo dello stagno e la talpa continua a scavare gallerie che non portano da nessuna parte. Sono nato nel luogo dove il sole è più vicino e non perché esso si avvicini a me, ma perché le terre d’altura si spingono naturalmente verso l’alto, tendendo le braccia verso l’infinito, verso mondi ancora da scoprire. Sono nato nel luogo in cui le cicogne depongono i cesti pieni di cuccioli di ogni specie, per andare ad abbeverarsi allo stagno, le cui acque verdi richiamano i colori del mio sangue. Il picchio vola senza sosta tra una quercia e un leccio e in alto vola la farfalla dai colori forti. La lepre non ha più paura di essere catturata, perché le volpi sono sempre sazie e i cinghiali raccontano carezze. Sono nato in una valle, dove il sapore del mare è lontano e cerchiamo con costanza l’odore delle castagne, che più si confanno alla natura delle persone che la vivono. La natura è matrigna, ma addomesticata agli usi degli umani, sollevando gli indifesi dai torti della vita. La vista si alza a volo d’uccello, radente e severa, tra le colonne dei soldati, che imberbi presidiano la terra, fino ad accorgersi che soldati non sono, ma pali di campagna. 

Pubblicato da Giuseppe Tecce

Scrittore di saggi e romanzi

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