Riti di purificazione.
Tutto il periodo dell’avvento è un susseguirsi di feste e di riti che affondano le loro radici nel paganesimo. Così il 6 di dicembre si festeggia San Nicola, l’8 di dicembre è l’Immacolata Concezione , fino ad arrivare al 13 dicembre che è il giorno di Santa Lucia. Per farti capire l’importanza di queste feste devo , innanzitutto, spiegarti che si tratta di riti antichissimi legati alla civiltà contadina e al lento trascorrere delle stagioni. Questa è la parte dell’anno in cui le giornate si accorciano sempre più , quando la luce , generatrice della natura, diminuisce a tal punto che il tempo della notte supera di gran lunga quello del giorno. Noi sappiamo che ciò accade nel giorno del solstizio d’inverno, che cade verso il 22 di dicembre , ma per le antiche popolazioni contadine non era così, ed il giorno più breve dell’anno coincideva con quello di Santa Lucia. Così già a partire dal giorno di San Nicola iniziavano i riti che dovevano propiziare il ritorno alla luce e alla fertilità dei campi. In certi paesi , il giorno di San Nicola si porta in processione un sacchetto di grano come buon auspicio per la prossima raccolta. Ma la tradizione che maggiormente caratterizza le nostre terre è quella dei falò.
I falò oscillano tra sacro e profano , ed alcuni riti e tradizioni collegati al fuoco , affondano le loro radici addirittura nel periodo precristiano, trasmettendosi, successivamente, ai riti di fede cristiana.
Si tratta di riti di origine pagana che celebravano il fuoco ed il calore nella parte più fredda dell’anno, e la forza della fiamma che rappresentava la purificazione e la luce nelle notti più lunghe dell’anno , quando il ruolo del fuoco era considerato primario sia come elemento purificatorio che come buon auspicio per il futuro.
C’è stato un tempo in cui le nostre terre non conoscevano ancora il fenomeno della desertificazione e le terre di mezzo erano popolate , molto più di adesso, e allora in ogni paese, in ogni quartiere, in ogni rione si accendeva un falò e così tutta la dorsale appenninica dell’alta Irpinia era costellata da puntini luminosi , simboli di fratellanza , di buon augurio per un futuro migliore e allora tutta la terra diveniva comunità. Era il tempo in cui lo spirito comunitario era forte, accomunato nello sforzo di una vita dura nei campi e di un clima sempre inclemente. E così tutti i contadini, figli e custodi di questa terra danzavano intorno al fuoco, bevendo vino e augurandosi strepitosi raccolti.
Ancora oggi questi falò vengono accesi, anche se non sono più così tanti come una volta e rappresentano lo spirito di fratellanza nella lotta che accomuna tutti verso una globalizzazione che ci vorrebbe tutti uguali ed omologati alle stesse regole di vita. E ancora oggi si sta insieme intorno ai falò, mangiando prodotti di una terra generosa, bevendo aglianico di Castelfranci accompagnato dal mitico carmasciano frigentino e ballando al ritmo della montemaranese.
Così da Castelfranci a Volturara Irpina, da San Nicola Baronia a Bonito, da Luogosano a Sant’Angelo dei Lombardi, da Montemiletto a Caposele, da Morra de Sanctis a Cairano fino a Rocchetta Sant’Antonio, nelle notti del 6, del 8 e del 13 Dicembre è una danza di falò e alti si levano nel cielo i canti delle nuove generazioni delle terre irpine.
(Da “L’agente della terra di Mezzo”, BookaBook editore)
