Limbo

C’è un limbo sottile, che copre il passaggio tra il visibile e l’invisibile. Un unico grande luogo, disteso sopra colli e mari, posto al limitare del mondo, come chiusura da colui che sa essere il sigillo delle passioni e delle virtù del cosmo. Dall’alto della sua postura, dopo aver pasteggiato con cibi preziosi, e sorseggiato vini da calici di onice, alita su ciò che resta del nostro mondo. E le colline disadorne di vegetazione si mettono in marcia verso i confini del tempo, stringendo al ventre la terra madre di tutte le creature. Gli Dei, scontrosi al primo impatto, accecati dal bagliore della luce, scagliano dardi di grano, che raggiungono i fedeli del tempio, raccolti in preghiera, stretti come i silenzi nel ventre della terra. “Giustizia per i giusti”, gridò, il Dio della luce, parlando con voce roca, dall’alto dei suoi giorni. Il trono tremò per un istante, e mille insetti invasero la sala, il limbo sottile fu divorato in pochi istanti. Sciolto il velo brumoso che ricopriva il mondo, ciò che apparve fu oggetto di meraviglia. Piansero i serpenti e i curanderi, le vacche sacre si spinsero oltre i confini terreni, gli sciamani ballarono a lungo. I colli e i monti furono visibili ad occhio nudo. Il creato era salvo. 

Pubblicato da Giuseppe Tecce

Scrittore di saggi e romanzi

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