Mi raccontano di essere venuti da Lioni, quindi dalla parte opposta alla mia, e che nelle giornate estive, quando il tempo
permette, fanno volentieri un giro fino a Rocca San Felice e fino alla Mefite. Sei stato già alla Mefite, mi chiede uno dei
due, con aria quasi preoccupata. L’altro mi guarda con aria stupita, quasi a rafforzare la domanda del compagno. No, ancora non ci sono passato, ma l’ora è tarda, non so se riesco a passarci oggi. Come, risponde il secondo, con aria ancora più
stupita, sei arrivato fino a qui e non vai alla Mefite? Quasi fosse un segno di mancanza di rispetto, quasi come se fosse d’obbligo passare a dare un saluto alla dea progenitrice della terra. Ma lo sai che gli antichi ritenevano, e forse a ragione,
che li risiedesse la porta degli inferi e che Virgilio ne parlava nell’Eneide? Mentre lo dice, in effetti, mi ritorna alla mente
il VII canto dell’Eneide che così recita: “Vi è un luogo al centro dell’Italia circondato da alte montagne, famoso e celebre
in ogni posto: la valle d’Ansanto. Ha quinci e quindi oscure selve, e tra le selve un fiume che per gran sassi rumoreggia e cade, e si rode le ripe e le scoscende, che fa spelonca orribile e vorago […]”.
Mentre ciò dicevamo, avevo letteralmente divorato il panino, senza nemmeno avere un ricordo del sapore del pregiato formaggio che lo farciva.
Beh, si ragazzi, in effetti avete ragione, sarebbe un vero peccato essere arrivato fin quassù senza passare per la Mefite. Mi
avete convinto, rimonto subito in sella e vado a salutarla.
(Da “L’agente della Terra di Mezzo”, BookaBook edizioni.
Lo trovi qui: https://amzn.eu/d/dTjHqUU
