Stamattina, nella mia amata città, qualcuno mi ha apostrofato come “riciclato” nel mondo della scrittura, come se il passaggio dal sociale alla cultura fosse un salto improvviso, quasi opportunistico.
A onor del vero, è giusto ricordare che il mio rapporto con la scrittura è antico, radicato nell’adolescenza. Ho scritto più poesie e racconti brevi in quegli anni acerbi che in tutto il resto della mia vita. Già a metà degli anni ’90 avevo pubblicato due raccolte di poesie. La mia carriera da romanziere, invece, ha preso slancio quando ho deciso di rallentare – e sottolineo rallentare, non abbandonare – il mio impegno nel sociale.
Scrittura e impegno sociale, per me, non sono mai stati mondi separati: si nutrono l’uno dell’altro. È proprio dal mio lavoro quotidiano a contatto con le persone, con le loro fragilità e le loro storie, che traggo ispirazione. La mia Irpinia verde e silenziosa, dove ho scelto di ritirarmi, è il luogo in cui queste due anime trovano sintesi e profondità.
Il lavoro continua, dentro e fuori i confini, perché le mie competenze e la mia esperienza nel sociale sono ancora oggi apprezzate e stimate. E scrivo. Continuo a scrivere. Perché non ho mai smesso.

