Ljuba e le rune

Nel testo del mio libro “ Ljuba senza scarpe”, leggiamo: “Era una perfetta mattina di primavera inoltrata, quando Ljuba tirò fuori dal sacchetto di iuta dal colore della carta da zucchero, due rune, rispettivamente la Fehu e la Ansuz.
L’evento lo meravigliò e lo scosse … Pur conoscendone perfettamente il significato allungò il braccio verso la parte bassa di un comodino che era proprio di fianco al letto, tirandone fuori un libricino , piuttosto malmesso, riportante il significato e gli scopi magici delle rune.
Le due rune riportavano segni simili ed apparentemente opposti. La prima assomigliava ad una F con i due tratti orizzontali rivolti a 45 gradi verso l’alto, la seconda assomigliava alla stessa F ma con i due tagli orizzontali rivolti a 45 gradi verso il basso.
Scorse rapidamente le prime pagine contenenti la prefazione e la storia delle rune, passando subito al capitolo dedicato al significato delle stesse.
Le rune di cui Ljuba si serviva non erano quelle dell’alfabeto celtico, ma quelle più recenti dell’alfabeto scandinavo detto del futhark, composto da 24 rune”.
Dunque è chiaro, da questi pochi versi, che vengono poi esplosi in tanti altri dettagli, che Ljuba sappia maneggiare l’arte della divinazione runica, cioè la divinazione fatta attraverso le rune.
Nasce spontanea la domanda, a questo punto, e per chi non sia avvezzo a tali pratiche, su cosa siano le rune.
Le rune sono i segni di un antichissimo alfabeto germanico, utilizzate sia per scrivere che per divinare il futuro.
L’alfabeto runico, originariamente diffuso nell’intera regione germanica, si estese progressivamente verso il nord, abbracciando l’area scandinava. In particolare in Svezia, queste rune rimasero in uso fino a periodi storici più recenti. Per i Vichinghi, gli antichi popoli di queste terre, le rune avevano un carattere sacro e divino, impiegate in circostanze eccezionali come l’ornamento di navi e spade e nella marcatura di oggetti legati al commercio, a scopo di protezione e difesa da varie minacce. Riguardo a questa antica pratica divinatoria, i dettagli certi sono scarsi: la data e il luogo esatti della loro origine sono incerti, tuttavia è noto che questi simboli erano conosciuti e utilizzati in Svezia già nell’età del Bronzo, intorno al 1300 a.C., usati come un alfabeto scritto per redigere documenti ufficiali e per comporre testi poetici e prosaici legati alle divinità solari. È inoltre documentato che le rune furono impiegate fino al Medioevo, periodo in cui erano ancora utilizzate dalle comunità islandesi.
Prima che i Germani adottassero una forma scritta propria, si avvalsero di simboli già in uso nelle culture scandinave, conosciuti come RUNE, termine derivato dal gotico Runa, che significa “segreto, enigma”. Questi simboli presto divennero strumenti per divinazioni, invocazioni e rituali, aumentando così la loro rilevanza e diffusione. Furono incisi su vari oggetti come coppe cerimoniali, amuleti ritualistici, armamenti guerrieri e prue delle navi vichinghe.
Le rune trovavano largo impiego anche nei memoriali per i defunti, con steli erette in loro onore. Su queste venivano scolpiti racconti delle gesta eroiche e auspici per attrarre protezione e guida nell’aldilà per l’anima del defunto. La capacità di interpretare le rune era molto valutata, conferendo onore, ricchezza e grande stima a chi ne possedeva la conoscenza, soprattutto in momenti di necessità.
Nel mondo vichingo e teutonico, gli esperti delle Rune, spesso donne, erano simultaneamente venerati, festeggiati, accolti e temuti. Questi praticanti sciamanici, presenze costanti nelle comunità tribali, portavano sempre con loro un sacchetto contenente ciottoli incisi su un lato con rune. Durante le consultazioni, a seguito di una domanda posta dal capo del clan, estraevano le pietre dal sacchetto, interpretando solo quelle con i simboli rivolti verso l’alto. Tale pratica divinatoria era comune soprattutto prima delle battaglie, momento in cui i guerrieri incidevano simboli propizi sulla loro armatura. Tra i molteplici significati dei segni runici, il più diffuso è “liberare il guerriero dello spirito”.
Le informazioni dello storico romano Tacito ci permettono di affermare che tali simboli e metodi interpretativi erano conosciuti in tutta Europa già nel primo secolo d.C.
All’epoca, le Rune erano una presenza costante nella vita di guerrieri, commercianti e religiosi, portando a un aumento della loro fama e comprensione. Questo portò alla necessità di un alfabeto unificato, riconosciuto da tutti, il “Futhark”, con 24 rune suddivise in tre gruppi di 8 simboli ciascuno. Ogni gruppo era nominato in onore di una divinità principale, riflettendo la credenza nelle speciali potenze dei numeri 8 e 3.
Nell’evoluzione dell’alfabeto runico all’interno della cultura vichinga svedese, il numero di simboli si ridusse a 16, persistendo in questa forma fino al VII secolo. Questo cambiò con l’arrivo della lingua latina e del suo alfabeto, che portarono alla graduale scomparsa delle rune. Successivamente, gli Anglo-Sassoni espansero l’alfabeto runico a 33 caratteri, introducendo anche la Runa Mistica, un simbolo privo di incisioni che rappresentava l’ineffabile e l’ignoto aspetto del divino. La caratteristica forma squadrata delle rune deriva dal materiale su cui venivano incise, prevalentemente pietra e roccia, che non consentiva la realizzazione di disegni morbidi o curvi a causa della loro durezza.
Seguirà, poi un approfondimento sui singoli simboli delle rune e sul loro significato nella divinazione.

Pubblicato da Giuseppe Tecce

Scrittore di saggi e romanzi

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