Una tarda mattina di metà gennaio 2015, mi recai al Maschio Angioino a Napoli. Ci andai non come turista, ma per omaggiare un personaggio che aveva accompagnato gran parte della mia vita fino a quel momento, e, in verità, lo avrebbe fatto anche successivamente.
Attraversai il grande portone in religioso silenzio. Era l’ora del pranzo, non c’era molta gente. Lungo tutto il percorso che portava alla sala dei Baroni, una musica di sottofondo accompagnava il calpestio dei passi sul pietrisco e, poi, sui gradini in pietra. All’interno, al centro della sala, protetta da un vetro, l’urna che conteneva le ceneri di Pino Daniele. Sono rimasto in sala per alcuni interminabili secondi, ascoltando quei pezzi con commossa rassegnazione, con quella voce riconoscibile tra altre mille, con quel sound che solo lui sapeva creare.
Quello fu il mio addio a Pino, che si congedava da questa Terra!

Io ricordo i cori nei quartieri e nelle metro.
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Ci sono persone che riescono ad entrare in sintonia con l’anima di un intero popolo, e, come ben sai, l’anima non obbedisce alle leggi terrene e provoca emozioni fortissime in tutti!
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