Il fall foliage

Gli scarponi da trekking di Tito calpestavano con veemenza il tappeto di foglie bronzee che ricopriva il terreno. Era il tempo maturo del “fall foliage”, il tempo in cui, per magia le chiome di tutti gli alberi decidui che formavano quell’immensa foresta, in sincrono, decidevano di virare dal verde intenso dell’estate ad un colore che sfumava con mille tonalità tra il rame ed il rosso vinaccia.

Il passo era svelto, lo sguardo fisso al terreno. L’odore di foglie bagnate era penetrante, sovrastato solo dall’odore dei funghi che nascevano improvvisi, a ciuffi, più o meno folti, subito dopo le piogge, in quella stagione in cui il clima non era più caldo, ma ancora non sinceramente freddo.

Si tirò su il bavero della giacca. La faretra tamburellava ad ogni passo contro la schiena, producendo un rumore di bastoncini di legno che cozzavano tra loro.

Le nuvole si erano diradate, a tal punto da permettere a timidi raggi di sole di penetrare tra il fogliame ancora fitto della foresta, disegnando paesaggi onirici, che facevano da cornice a scene di minuti cervi in cerca di cibo o di volpi in cerca delle ultime scorte di cibo prima del grande sonno invernale. Tommasina e Gerry non erano più nei suoi pensieri. L’unico suo pensiero era quello di arrivare in fretta al rifugio senza essere assalito da un ulteriore attacco di panico. Sapeva bene che in tutto quello che gli accadeva, giocava un ruolo importante l’adrenalina, che le surrenali producevano in maniera soverchia ed anche non coordinata con i reali stimoli esterni. Eppure, pur conoscendone la chimica, ne era vittima ed era piombato in un loop dal quale aveva difficoltà ad uscire. Per questo era stato a lungo in cura con uno psichiatra, un amico di vecchia data, che soleva ripetergli: Tito sei troppo sensibile, dovresti strafottertene.

(Inedito tratto da “Tecnica di Seduzione”, di Giuseppe Tecce)

Pubblicato da Giuseppe Tecce

Scrittore di saggi e romanzi

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