Quando finisce un amore

Quando finisce un amore, non soffriamo tanto del congedo dell’altro, quanto del fatto che, congedandosi da noi, l’altro ci comunica che non siamo un granché. In gioco non è tanto la relazione, quanto la nostra identità; l’amore è uno stato ove non affermiamo la nostra identità, ma la riceviamo dal riconoscimento dell’altro; e quando l’altro se ne va, restiamo senza identità.
Ma è nostra la colpa di esserci disimpegnati da noi stessi, di aver fatto dipendere la nostra identità dall’amore dell’altro. Per tutta la vita cerchiamo morbosamente dei punti fissi a cui aggrapparci. E sono tutti rigorosamente esterni: gli oggetti, le persone, i luoghi, i risultati, le apparenze, il lavoro, i soldi. Lasciamo che siano gli altri a dirci chi siamo. Ma devi sapere tu chi sei. Ciò che gli altri dicono è irrilevante.
E allora, quando finisce un amore, il lavoro non è di cercare di recuperare la relazione, ma di recuperare quel noi stessi che avevamo affidato all’altro, al suo amore, al suo apprezzamento. Mi chiedi qual è stato il mio più grande progresso, diceva Seneca. «Ho cominciato a essere amico di me stesso.»

Umberto Galimberti

Pubblicato da Giuseppe Tecce

Scrittore di saggi e romanzi

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