Non è questo il migliore tra i possibili mondi

Ritornando sulla strada di casa, mi sono ricordato che questo non è il migliore tra i possibili mondi. E, allora, bloccato nel traffico, mi sono ricordato che quando piove mi fa male il polso e che quando c’è vento il collo diventa rigido. Oggi, però, c’è uno spiraglio di sole, che squarcia le nuvole nere e pesanti, che da troppi giorni incombono su di noi, come ali sporche di un essere immenso che deve essersi nascosto da qualche parte, forse nelle sue stesse ali. Ma quell’essere chi è? E allora, continuando a riflettere, ho pensato che quell’essere che ci sovrasta forse siamo noi, che ogni giorno dobbiamo combattere contro le intemperie della vita, e che, forse, sono proprio i nostri improperi a diventare i mostri che nel cielo appaiono materiali, addensandosi in cumuli di vapore, simile all’ovatta, sporca, però. Poi, quell’ovatta, a un certo punto, collassa e viene giù sotto forma di pioggia purificatrice. E allora, ho pensato che la pioggia non poteva  essere una cosa negativa, perché la pioggia esisteva a braccetto con la vita, che essa stessa donava energia vitale alla natura e che altro non poteva essere, se non le lacrime di quell’essere, che, saturo di maledizioni e cattiverie, si riversava su se stesso quale rito di purificazione.

Ho guardato davanti a me. Le nubi si erano finalmente aperte, e quel raggio di sole, che prima, arrivava come uno spillo, dritto nei miei occhi, ora era diventato un campo aperto, dove giocavano bambini, che, d’improvviso, erano apparsi dinanzi a me, ricordandomi che, se è vero, che questo non è il migliore tra i possibili mondi, però ci si avvicina parecchio. 

Pubblicato da Giuseppe Tecce

Scrittore di saggi e romanzi

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