Le divinità della Saga dei Norreni in “Ljuba senza scarpe”

Arriva il secondo appuntamento che approfondisce alcuni elementi presenti nel mio ultimo libro “Ljuba. Senza scarpe.” Come anticipavo la volta scorsa, oggi andremo ad analizzare un aspetto particolare della storia di Ljuba e che riguarda le divinità.

Nello specifico i riferimenti di Ljuba sono quelli delle divinità della Saga dei Norreni, una saga legata strettamente alle popolazioni nordiche, scandinave ed islandesi, legate, nell’immaginario, all’epopea dei vichinghi.

Le divinità con cui Ljuba entra in contatto sono fondamentalmente tre: Freya, Fenrir e Brunilde.  Esaminiamoli:

Freya

Benedetta sia la dea dell’Aurora scintillante

Freyja, la Bellissima,

La piu Appassionata delle Regine.

Insegnami i misteri dell’autentica passione del cuore.

Mostrami i segreti del wyrd.

Cammina con me nella luce delle stelle.

Io accendo questa candela

in una ardente offerta a Te,

Freya, dea del fuoco etereo. (Inno a Freya)

Freya è comunemente riconosciuta e amata come una delle principali divinità femminili della mitologia nordica. Il suo nome, che tradotto significa “la Signora”, originariamente era un titolo onorifico piuttosto che un nome proprio. Essa rappresenta l’archetipo della donna libera e selvaggia tra le divinità del nord.

Il termine inglese usato per indicare il giorno del venerdì, “Friday”, deriva dal suo nome.

Proveniente dalla stirpe dei Vani, è figlia di Njord, divinità suprema dei Vani e protettore dei marinai, e di Skadhi, nonché sorella di Freyr e consorte di Od. È celebre per la sua straordinaria bellezza e venerata come dea dell’amore passionale, della fertilità, oltre che dell’arte profetica e della magia. Presentandosi come una guerriera, Freya è altresì una divinità bellica, ricevendo metà degli eroi caduti in battaglia nel suo palazzo Sessruminr, noto per essere “Ricco di Seggi”.

Risiede in Folkvang (“campo del popolo”), un maestoso palazzo dove risuonano canti d’amore. È famosa per indossare Brisingamen, una collana eccezionale creata dai nani Brising, e per cavalcare Hildsvin, il suo cinghiale da guerra dalle setole dorate.

Eterna rivale di Hundia, una vecchia strega alleata con gli Asi che, mossi dalla gelosia, diffondevano maldicenze sulla sua vita amorosa. Freya fu anche frequentemente contrastata dai giganti, che talvolta la rapirono.

Rappresenta inoltre l’ispirazione per la Mausong, un tipo di poesia amorosa proibita dalle leggi nordiche.

I giorni dedicati al suo culto sono il 27 dicembre, il 10 gennaio, e il mese di marzo.

Freya, tradizionalmente considerata figlia del divino Njord appartenente al clan Vanir, trascorse l’inizio della sua esistenza tra i Vanir nella terra di Jotunheim. Questa situazione subì un radicale cambiamento all’avvio del primo conflitto tra gli Aesir e i Vanir. Dopo la guerra, Njord decise di abbandonare i Vanir e si recò ad Asgard, proponendo i suoi figli, Freya e Freyr, come pegni di pace agli Aesir per prevenire ulteriori ostilità.

Odin accettò l’offerta e così Njord insieme a Freya e Freyr furono accolti tra gli Aesir. Freya diventò un’illustre maestra per gli dei, trasmettendo loro preziose conoscenze in ambito di erboristeria, pozioni e rune – ambiti in cui Odin non era completamente versato, nonostante il sacrificio di uno dei suoi occhi e la sua penitenza sull’albero Yggdrasil. Con il tempo, Freya assunse il suo ruolo di divinità potente, abbracciando le funzioni di dea della vita e della morte. Possiede un’autorità che si equipara a quella di Odin e, come riconoscimento, accoglie metà dei guerrieri caduti in battaglia, mentre l’altra metà si dirige con Odin verso Valhalla. Freya e Odin, entrambi impegnati nella salvaguardia dell’ordine cosmico, combatteranno fianco a fianco nel momento del bisogno. Freya guida le Valkyrie nel loro compito di selezionare le anime dei guerrieri defunti.

Freya è stata sposata con Od, che in alcune narrazioni si identifica con Odin (in questi casi Freya viene a volte confusa con Frigg, la consorte di Odin). La tradizione narra che, in seguito alla scomparsa di Od, Freya versò lacrime d’ambra. Od, spesso equiparato a Odin, è un personaggio nebuloso e alcuni storici ritengono che possa essere semplicemente un alias di Odin stesso. La confusione persiste sulle figure di Freya e Frigg e sulle loro possibili sovrapposizioni. I miti indicano che mentre Odin aveva le sue avventure e una consorte da cui ritornare, Freya cercava disperatamente Od, ben sapendo che la sua ricerca sarebbe stata vana poiché Od era divenuto uno con Odin, piangendo per lui lacrime d’ambra.

Od è talvolta visto come un adattamento tardivo per risolvere ambiguità morali, inserito per sostituire il precedente consorte di Freya, suo fratello Freyr.

Freya è comunemente associata alla fertilità, ma non vi sono fonti dirette che la collocano come divinità agraria. È piuttosto venerata come dea della prosperità, con lacrime che si trasformano in oro e discendenze considerate tesori preziosi.

Fenrir

Fenrir, un mastodontico lupo mitologico, è frutto dell’unione tra il divino Loki e la titanica Angrboða, fratello del serpente Jormungand e della dea Hel. Cresciuto sotto la custodia di una maga nella selva oscura di Járnviðr, si stabilì per volere di Óðinn in Ásgarðr. Con il passare del tempo, la sua stazza e la sua aggressività aumentavano esponenzialmente, al punto che solo il divino Týr osava nutrirlo regolarmente.

Nonostante le infauste profezie che avvolgevano la bestia, gli dei optarono per imprigionarla piuttosto che sopprimerla, cercando di sottometterla mediante l’inganno. Fenrir distrusse senza difficoltà la prima fune, Lǿðingr, e altrettanto fece con una seconda ancora più resistente, chiamata Dròmi.

Preoccupati dalla crescita incontrollata della creatura, gli dei incaricarono un messaggero di Freyr di recarsi nel dominio degli elfi per commissionare una legatura incantata. Gleipnir, forgiata dai nani con materiale insolito come la barba femminile, il silenzio dei gatti, le radici sotterranee, i tendini d’orso, il soffio dei pesci e la saliva degli uccelli, era sottile come un nastro di seta ma incredibilmente resistente. Dopo la sua creazione, si narra che le donne perdessero la barba, i gatti smettessero di fare rumore saltando e le rocce cessassero di produrre radici. Gli dei convocarono Fenrir su Lyngvi e lo sfidarono a rompere anche questa nuova legatura. Sospettoso, il lupo accettò solo dopo che Týr garantì con la propria mano la buonafede degli dei.

Quando Fenrir si accorse dell’inganno e tentò invano di liberarsi, la furia divampò tra gli dei. Týr perse la mano, come previsto, e per fermare il feroce lupo, legarono un’estremità di Gleipnir a due massi e gli ficcarono una spada in bocca, causando un flusso incessante di schiuma e sangue, origine del fiume Vön. Il lupo, in preda alla follia, rimarrà così incatenato fino al Ragnarök, il crepuscolo degli dei. In quel giorno, si libererà e, con una bocca così ampia da toccare cielo e terra, ingoierà il sole e attaccherà Óðinn, venendo infine ucciso da Víðarr, che cercherà vendetta per la morte del padre.

Brunilde

“Valchiria della corazza”. Per aver scelto di difendere un guerriero piuttosto che un altro durante una battaglia, fu castigata severamente dal suo genitore, Odino, attraverso un aculeo avvelenato che la fece cadere in un lungo sonno. Fu condannata a giacere vestita d’armi su un promontorio avvolto da fiamme, Hindasrfjall, attendendo che un coraggioso combattente la risvegliasse.

Questo avvenne quando Sigfrido, viaggiando verso la terra dei Nibelunghi, la trovò e spezzò l’incantesimo tagliando l’armatura che la ricopriva come una seconda pelle. Dato che possedeva preziose conoscenze, l’eroe le chiese di impartirgli insegnamenti di vita.

Brunilde gli offrì quindi una bevanda di birra e lo educò con consigli saggi, regalandogli anche incantesimi potenti (quelli legati alla gioia, alla vittoria, all’oratoria, alla birra, alla natura e all’intelletto). Sigfrido e Brunilde condivisero un amore profondo e da loro nacque Aslaug. Al momento della loro separazione, si promisero eterna lealtà e lui le affidò il prezioso anello di Andvari. Tuttavia, Sigfrido, sotto l’effetto di un filtro amnesico somministrato da Crimilde, dimenticò tutto su Brunilde e si innamorò di Godhrun, prendendola in sposa.

Più tardi, tramite un sotterfugio orchestrato dallo stesso Sigfrido, Brunilde sposò Gunnar. Quando venne a sapere tramite Godhrun dell’inganno e del tradimento, tramò e realizzò la rovina dell’eroe. Si disperò sulla sua salma, ma il dolore per l’amore perduto la soverchiò e si lasciò sopraffare dal rimorso. Dopo aver organizzato le cerimonie funebri per Sigfrido, si distese al suo fianco sul rogo funerario e si tolse la vita con la propria spada.

Attraverso l’analisi delle tre figure, che trovano una precisa collocazione all’interno dell’opera letteraria di “Ljuba senza scarpe”, credo di avervi fornito gli strumenti migliori per poter analizzare al meglio l’opera stessa, capendo con maggiore conoscenza il ruolo che le stesse rivestono all’interno dell’opera.

La magia di Ljuba la trovi ai seguenti link.

Graus Edizioni: https://www.grausedizioni.it/prodotto/ljuba-senza-scarpe/

Amazon: https://www.amazon.it/Ljuba-Senza-scarpe-Giuseppe-Tecce/dp/8883469542

Pubblicato da Giuseppe Tecce

Scrittore di saggi e romanzi

Lascia un commento