Giugno del 1941, frontiera occidentale della Russia, un piccolo uomo con la divisa da ufficiale della guardia di frontiera osserva dal binocolo le truppe tedesche in offensiva. Noi conosciamo quel piccolo uomo – è Vladimir Putin. Eccolo a gettare una bomba a mano sotto un tank nemico nei pressi di Kiev. Ed eccolo in tuta bianca mimetica a correre, mentre spara col mitra, sul campo innevato vicino a Mosca, e dopo, al timone di un caccia, a sparare gli aeri nemici nei pressi di Leningrado. Ecco Vladimir Putin che prende dell’acqua con il casco dal fiume Volga a Stalingrado, e ora è un carrista nei pressi di Kursk – esce dal tank, pulendosi il viso dal nerofumo. Ecco Putin che guida un sottomarino sul fondo del Mar Baltico, e lanciando con maestria un siluro, fa affondare una nave tedesca accanto all’isola Rügen. E alla fine, nel maggio del 1945, a Berlino – Putin, stanco, con una grande bandiera sale sulla cupola del Reichstag. E’ la vittoria.
Pensate siano menzogne? Certamente avete ragione, ma il vostro parere non interessa a nessuno. Quella che in Russia viene chiamata la Grande Guerra Patriottica, da tempo è diventata una guerra personale di Vladimir Putin. E’ stato lui a sparare dal tank, a volare sul caccia e a guidare il sottomarino. Cercavano di ucciderlo, ma ogni volta era più forte di loro e ogni volta li ha vinti. A proposito, a chi ha sconfitto?
In termini formali – a Hitler, ma di Hitler ci si può anche dimenticare, Hitler non c’è più da tempo. Nel 1945 Vladimir Putin ha vinto tutti – ha vinto Obama, e Angela Merkel, e l’opposizione dentro la Russia, Boris Nemtsov compreso, ha vinto il movimento LGBT mondiale, e le Pussy Riot, e l’Ucraina, e la Giorgia, e i tre paesi Baltici, e ancora la Polonia, e in effetti ha vinto tutti quanti, perché tutti quanti sono nemici della Russia. La Russia ha un solo amico – è lo stesso Vladimir Putin. Ed è solo lui ad essere capace di vincere tutti i nemici.
Oggi pochi comprendono il reale straordinario significato storico della Seconda Guerra Mondiale per la Russia. Settant’anni di storia sovietica – è stata la più brutale dittatura terroristica da parte di un partito bolscevico e del suo apparato repressivo. Il regime sovietico era disumano e menzognero. La gente, privata non solo della maggior parte dei suoi diritti civili, ma spesso anche delle comodità basilari della vita, sentiva ogni giorno alla radio e dai suoi leader che viveva nella società più felice e più giusta. Il doppio pensiero, la discrepanza tra realtà e parole, per decenni è stata una caratteristica obbligatoria della società sovietica, isolata dal resto del mondo.
E solo la guerra, solo quattro anni su settanta – sono stati una straordinaria eccezione a tutte le regole della storia sovietica, un errore del software. Sì, la guerra è stata una tragedia e una catastrofe, ma allo stesso tempo è stata una vera macchia chiara anche per chi non avrebbe mai osato dirlo ad alta voce.
Per quattro anni furono interrotti sia la schiavitù che il doppio pensiero. Ieri eri un colcosiano, privato dei diritti civili, o un operaio edile che, per una porzione di sbobba, stava costruendo un altro “cantiere del comunismo”. E oggi sei un soldato che combatte da brav’uomo il vero male del mondo. Ieri il partito decideva per te cos’era il bene e cosa il male, e oggi stai combattendo dalla parte dell’Inghilterra e dell’America. Ieri ti assegnavano i nemici tra i tuoi amici, parenti e vicini, i quali venivano prelevati nel mezzo della notte in un’auto della polizia segreta e li portavano nei Gulag, oggi il tuo nemico non è inventato, ma un vero invasore straniero, che porta morte e distruzione sulla tua terra. Ieri eri un ingranaggio in un enorme meccanismo disumano, e oggi sei una persona, dalle cui scelte dipende ogni minuto del tuo destino, il destino del Paese e persino dell’intera umanità.
Quattro anni di guerra sul fronte sovietico sono diventati paradossalmente quattro anni di massima verità, libertà e giustizia per il regime sovietico. La guerra portò via milioni di vite, ma è diventata nello stesso tempo l’unico punto chiaro per decine di milioni di persone nella loro esistenza senza speranza. E anche negli anni del dopoguerra l’immagine sovietica del mondo era piena di bugie e omissioni, i carnefici erano considerati eroi, le persone oneste erano nemici, e solo il ricordo della guerra, quando i nemici erano nemici e le persone oneste erano persone oneste, fu l’episodio storico più umano e quindi il più importante. Trattare la guerra come un periodo storico speciale è l’elemento più importante nell’autoidentificazione nazionale di tutto l’ex popolo sovietico. Il crollo del comunismo nel 1991, che ha demolito tutti i valori sovietici, non ha influito in alcun modo sul valore di questa guerra, anzi, poiché la Russia post-sovietica non è riuscita affatto a creare la propria mitologia nazionale, è rimasta solo la mitologia della guerra come unico valore spirituale di tutta la Russia universalmente riconosciuto ed indiscutibile.
E quando Putin è salito al potere, lui, creando il regime del suo potere personale, non ha potuto fare a meno di fare affidamento sul mito militare. Il mito di un leader duro ma giusto era basato sul mito della guerra e, man mano che il regime di Putin si rafforzava, si unì ad esso. La Russia è Putin. La Russia è la vittoria del 1945. Da queste due uguaglianze si ottiene una nuova equazione: Putin è ora la vittoria del 1945.
La parata di Mosca prevista per il 9 maggio non è una parata in memoria delle vittime e degli eroi della guerra, è una parata di fedeltà a Putin e al suo Stato. Il nastro nero e arancione di San Giorgio, che formalmente simboleggia la memoria, è ora anche un segno di lealtà. I separatisti filorussi stanno combattendo mostrando questo nastro in Ucraina. È importante per loro sentirsi eredi dei soldati della seconda guerra mondiale, che si oppongono, non all’Ucraina moderna, ma proprio al male del 1941-45 contro cui hanno combattuto i loro nonni. La versione occidentale della guerra, che si tratti dell’Olocausto, o della divisione dell’Europa, o anche dei calcoli di Turing che hanno permesso di rompere l’Enigma, tutto ciò irrita la Russia moderna, che già accetta di considerare come suoi nemici del 1945 coloro che lo stato russo considera oggi nemici – l’Ucraina, la Georgia, e l’America. L’esperimento storico di Vladimir Putin ha distrutto la memoria, sostituendola con un costrutto politico utilitaristico. Questa costruzione è di breve durata, finirà insieme al potere di Vladimir Putin, e poi la società russa dovrà riformulare il suo atteggiamento verso la Seconda Guerra Mondiale.
Ma finora nessuno c’ha pensato. Vladimir Putin esce dal carro armato, asciugandosi la faccia fuligginosa, Vladimir Putin vola su un jet da combattimento, Vladimir Putin alza la bandiera su Berlino. Nella guerra che la Russia oggi adora, c’è un solo vincitore, Vladimir Putin.
Oleg Kashin, 2015. Traduzione di Fatima Tedeeva
