Konstantin Romanov era tormentato dalla sua omosessualità. Ufficialmente sposò una principessa tedesca e fece numerosi figli, ma in privato non riusciva a ignorare le sue vere passioni.
Nel 1904 scrisse sul suo diario che aveva rapporti segreti con uomini: “Come resterebbero sconvolti tutti coloro che mi amano e mi rispettano se conoscessero la mia depravazione. Sono deluso da me stesso”.
Era un poeta tormentato che chiedeva aiuto a Dio per smettere di peccare, ma poi frequentava di nascosto giovani nobili e prostituti. Ogni giorno doveva combattere dolorose battaglie interiori: “Durante una riunione del comitato sono stato sopraffatto da pensieri peccaminosi. Ho congedato il mio cocchiere in via Morskaja. Ho camminato avanti e indietro due volte davanti ai bagni [dove avvenivano i rapporti] e alla terza sono entrato. E così ho peccato ancora una volta. Il mio umore è pessimo”.
Tenne nascosta la sua omosessualità anche ai parenti, incluso lo zar Nicola II. Ma si sfogò scrivendo tutto nei suoi diari, che desiderava rimanessero privati per 90 anni dopo la sua morte (1915) per evitare problemi ai suoi cari. In effetti i diari furono ritrovati molto tempo dopo e divennero una fonte straordinaria sulla vita dei Romanov.
