Sit in sotto alla sede dell’ambasciata russa in Italia il 13 ottobre 22

Questa sera a Roma si è svolto, sotto la sede dell’ambasciata russa in Italia, il sit in del Mean (movimento europeo di azione non violenta) per chiedere alla Russia il cessate il fuoco immediato, il ritiro dai territori ucraini (tutti i territori ucraini, compresa la Crimea), affinché si possa addivenire ad una pace giusta.
Fatima ha avuto l’onore di dare inizio alla manifestazione con il bel discorso che abbiamo preparato a quattro mani.
Purtroppo il video si interrompe a metà discorso e non posso farvelo ascoltare tutto. In compenso, però, ve lo trascrivo qui sotto, per chi avesse voglia di leggerlo.

Care amiche, cari amici,  caro popolo dell’Ucraina!
Mi chiamo Fatima, sono una cittadina russa e ho nelle mani un manifesto dove in russo è scritto “Putin togli le mani dall’Ucraina”.
La Russia è un paese grandissimo, con tante regioni, e con quasi 190 entie che parlano lingue diverse.
Io sono una cittadina russa che proviene da una regione che si trova nel Caucaso e si chiama Ossezia del Nord e dove il 1 settembre del 2004 c’è stata la strage di Beslan in una scuola, dove un gruppo di 32 terroristi occupò l’edificio scolastico sequestrando circa 1200 persone fra adulti e bambini. Due giorni dopo Putin ordinò alle forze speciali russe  l’irruzione nella scuola piena di ostaggi ed  imbottita di armi e ordigni. Putin non volle trattare con i sequestratori. 
La giornalista Anna Politkovskaja, che aveva precedentemente negoziato durante la crisi del teatro Dubrovka di Mosca nel 2002 finì in coma dopo esser stata avvelenata a bordo di un aereo. Poco prima, le autorità le avevano impedito per due volte di salire a bordo di un volo diretto a Beslan nonostante i sequestratori avessero chiesto di lei per condurre le trattative.
Putin ordinò l’assalto che causò la morte di più di trecento persone, fra le quali 186 bambini, ed oltre 700 feriti.
Mi chiederete perché ora parlo dei morti di Beslan a una manifestazione contro la guerra in Ucraina? È semplice:
Vi ricordate il bombardamento che fece l’esercito russo del teatro di Mariupol? Vi ricordate che vicino al teatro c’era una scritta con lettere cubitali Bambini per avvisare  che vi erano dei civili dentro al teatro, per farli risparmiare dai bombardamenti?
Ecco, ordinare di uccidere civili e bambini, per Putin e per le sue forze è una cosa all’ordine del giorno.
Uccidere senza scrupoli pur di ottenere quello che vuole, ad ogni costo.
Oggi, decidere da quale parte stare non è semplice per chi vive in Russia, dove anche un piccolo cenno di dissenso può essere visto come una insubordinazione rispetto al regime e ogni disobbedienza viene pagata con anni di carcere.
Io sotto questo aspetto sono una donna fortunata, perché vivo in Italia da molti anni ed ho avuto la possibilità di scegliere con la mia testa da quale parte stare.
Ed io ho deciso di stare con il popolo ucraino, un popolo che ora si trova in una condizione di sofferenza atroce.
Donne, bambini, ed uomini sono costretti a vivere un refrain della seconda guerra mondiale. Le torture, le fucilazioni di massa, l’odio etnico, le fosse comuni, sono cose che pensavamo di aver relegato al secolo scorso ed ai libri di storia.
Oggi la questione ucraina è all’attenzione del mondo intero, ma è una questione che viene da lontano.
Putin nel discorso fatto alla nazione la sera prima dell’inizio della guerra, ed utilizzo a ragione la parola guerra e non quella di operazione militare, parlò di popoli fratelli e di una vecchia origine comune delle tradizioni e della cultura Ucraina e russa.
Ciò è vero, ma ha poi omesso di dire che nei secoli la cultura Ucraina si è stratificata, creando un popolo ed una nazione che sono fieramente indipendenti dagli altri.
All’indomani della fine dell’Unione sovietica, l’ Ucraina si sentì pronta a seguire il proprio percorso di vita, proclamando la propria indipendenza e riconoscendosi come nazione autonoma ed indipendente. Una nazione giovane, forte, fatta di persone fiere, nell’animo e nello stile di vita.
Tale volontà di indipendenza è stata, poi, riaffermata con le manifestazioni di piazza di Maidan. Una nazione che andava con spirito orgoglioso verso la democrazia.
Già in quell’occasione, l’occupazione russa della Crimea fu un atto criminale, che doveva essere affrontato con maggiore coraggio e determinazione dalle nazioni europee e non.
Probabilmente fu sottovalutato lo spirito di odio che muoveva le élite russe, che non volevano in nessun modo che la nazione Ucraina potesse iniziare un percorso di innovazione che la portasse sempre più vicina alle vecchie democrazie europee.
Ma il seme di questa guerra fu gettato proprio in quel momento, nel momento in cui nessuna potenza straniera si pose in un atteggiamento di biasimo e di distacco dalla posizione assunta dalla Russia.
Ciò non ha fatto altro che rafforzare lo spirito criminale di chi, dall’altra parte ha letto questo segnale, come un segnale di debolezza. Si, perché quella gente ragiona solo in termini di forza e di debolezza.
Loro hanno fatto ciò che gli passava per la testa, annettendo un territorio, e nessuno ha proferito parola. Nella loro testa , ciò ha avuto il significato di un lasciapassare per andare oltre.
Poi con la scusa della tutela dei russofoni si è giunti alle condizioni che hanno scatenato la guerra attuale.
È ben chiaro che la tutela dei russofoni, ossia delle persone di lingua russa che vivevano nel Donbas, era solo una scusa per accendere la miccia della guerra.
Mai, e sottolineo mai, l’ Ucraina ha posto in essere persecuzioni nei confronti dei russofoni. Ma nonostante ciò la Russia ha innescato un meccanismo di odio, durato ben otto anni, che ha portato alle condizioni attuali.
E qui mi soffermo un attimo per darvi un dato di fatto: il numero dei civili morti nelle aree separatiste del Donbass andava sempre diminuendo drasticamente dal 2014 in poi,  per raggiungere nel 2021 il numero di 8 persone (7 persone nella Repubblica autoproclamata di Donetsk e 1 persona nella Repubblica Autoproclamata di Lugansk). Quindi quando tutto si era quasi placato, il Cremlino che dal 2014 destabilizzava il Donbass con armi e con militari russi presenti sul territorio ucraino,  il Cremlino ha avuto un bisogno impellente di “denazificare e demilitarizzare l’ Ucraina”.
Sappiamo bene i metodi che la Russia utilizza per fomentare l’odio: commettere azioni terroristiche sotto false flag, per dare la colpa proprio al nemico di turno da attaccare.
Non dimentichiamoci che fu fatta la stessa cosa con i ceceni, e poi con la Georgia. Tutte dinamiche identiche, che hanno portato allo stesso risultato, cioè alla guerra, con la stessa durezza e crudezza.
Ma per fortuna che ora l’Europa si è svegliata…ha capito che ora a rischio sono i suoi stessi sistemi democratici e che l’Ucraina costituisce l’ultima frontiera che separa la cultura europea millenaria in termini di democrazia, dai sistemi autoritari ed autarchici dell’Asia.
L’Europa, insieme con gli Stati Uniti d’America, hanno preso una posizione forte , perché ora non è più il tempo delle parole, ma quello di difendere e salvare il popolo ucraino.
Poi c’è la pace. Spesso, si sente parlare di pace e questa parola viene troppo spessa usata come uno scudo dietro il quale nascondersi. Troppo spesso i pacifisti italiani non hanno avuto la capacità di schierarsi.
Tutti vogliamo la pace, non tutti, però vogliono un mondo giusto ed una pace giusta. Sembra che per alcuni la pace sia una specie di osso da tirare in bocca al cane che ringhia con il solo scopo di essere lasciati in tranquillità per continuare a condurre la propria vita.
È una posizione stupida, se mi permettete questa parola, perché una pace non giusta avrà il solo effetto di produrre altro odio e quindi, nel futuro, altre guerre in una spirale senza fine.
Quindi gridiamo forte che noi siamo fortemente in favore della pace, ma per una pace che deve essere giusta, che deve permettere al popolo dell’ Ucraina di seguire il proprio percorso di vita senza incursioni di altri, con la restituzione di TUTTI i territori che le appartengono.
Allora e solo allora sarà possibile parlare e mettere in campo una pace vera, stabile e duratura da dare in dono alle generazioni future, perché cose del genere non accadano mai più.
Care amiche e cari amici stringiamoci forte e gridiamo con un’unica voce ed un solo cuore, Putin giù le mani dall’Ucraina, ritira immediatamente l’esercito russo da tutti i territori ucraini, riporta le lancette dell’orologio a prima del 2014.
Il popolo ucraino è maturo per seguire la propria strada e ce lo sta dimostrando ogni giorno sempre di più.
Slava Ucraine.

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