
Si chiama Clementine Pacmogda, è una scrittrice nata in Burkina Faso, che vive in provincia di Parma, molto impegnata, soprattutto in Toscana, per iniziative contro il razzismo. Ieri, dopo aver tenuto una lezione a degli adolescenti, due di loro, di 15 e 16 anni l’hanno avvicinata, offrendole un regalo. Lei lo ha accettato: si trattava di una fotografia pornografica e di una svastica.

Lei si chiama Valerie, 16 anni, nata e vissuta in Ucraina. Doveva andare al ballo di fine dell’anno scolastico. Aveva già comprato il vestito. Poi la guerra ha distrutto la sua scuola, i suoi legami, i suoi sogni. Nonostante tutto, lei ha deciso di indossare l’abito e di farsi fotografare in mezzo alle macerie.
Cosa c’entrano queste due storie, in apparenza cosi lontane e distanti?
C’entrano che si tratta di due storie figlie della stessa mamma: il razzismo, la xenofobia, il nazismo, l’affermazione del pensiero unico. Chiamatelo come volete, ma dove prevale il razzismo, il fascismo, il nazismo, si arriva sempre a cose che non dovrebbero mai accadere e non dovrebbero nemmeno essere pensate.