Ieri nel campo nazionalista vi è stato uno scambio di dichiarazioni frammiste a offese degno di un dissing tra Prigožin, Strelkov e Rogozin.
Andiamo con ordine.
Strelkov sostiene che la Wagner sia un’ottima fanteria d’assalto, equipaggiata non solo da Prigožin però, e che andrebbe impiegata meglio anche in altri settori. Inoltre ritiene la presenza di Prigožin in pubblico inaccettabile, considerando le sue parole e il suo passato criminale.
Prigožin risponde invitando Strelkov a Lugansk, dove, dopo aver verificato le sue competenze sul campo, gli offriranno un ruolo adeguato alle sue capacità. (Mia nota: è interessante vedere come il capo della Wagner non abbia insultato Strelkov, secondo me non è un caso).
Strelkov risponde che a Lugansk c’è già stato, ricordando la vicenda di novembre quando tornò poi in Russia, e di non essere pronto a recarsi lì per ascoltare delle parole vuote e delle proposte vaghe, richiamando Prigožin dall’astenersi da epiteti verso la sua persona.
Interviene Rogozin, che da quando non è più a capo di Roskosmos (l’agenzia spaziale russa) sta provando a guadagnare spazio nell’area nazionalista senza riuscirci. Rogozin insulta Strelkov, accusandolo di essere buono solo a parlare, e che anche in Bosnia inventava storielle, ma in realtà trovava sempre scuse per non combattere. “Fai l’uomo, ora hai la possibilità di essere al fronte”, aggiunge Rogozin.
Strelkov risponde sostenendo che né lui né i suoi camerati della guerra in Bosnia rammentano la presenza di Rogozin lì, ma evidentemente dallo spazio (riferimento al precedente incarico) lui lo sa meglio. Aggiunge che nel caso vada a combattere per l’orchestra (come in gergo viene chiamata la Wagner), del parere di Prigožin se ne frega.
Rogozin replica, sostenendo come Strelkov anni fa abbia rievocato assieme a lui i bei tempi dei massacri bosniaci, e di avere lui problemi di memoria, finendo con un “hai avuto una contusione, bro?” (Bro è per brother, nazionalisti sì ma gli anglicismi fanno figo).

Potrebbe sembrare un litigio di poco conto, e in effetti non è che preluda a chissà quali cambiamenti, però è un sintomo di come vi sia un’area, quella nazionalista e oltranzista, dove vi sono diverse personalità impegnate nel prenderne il controllo. Strelkov rappresenta un po’ la “tradizione”: nostalgico dello zar, già ufficiale dell’Fsb, organizzatore della prima fase della guerra nel Donbass, autore di saggi e pubblicazioni per Zavtra e altre riviste d’estrema destra. Prigožin invece rappresenta quel tipo di “banditi” emersi negli anni Novanta, spesso con idee d’estrema destra, poi diventati in alcuni casi parte dell’establishment e ora il capo della Wagner è sotto i riflettori, come si è scritto più volte qui. E Rogozin? L’ex direttore di Roskosmos, già rappresentante della Russia alla Nato, è una figura ormai screditata, dopo che Rodina, il partito che raccoglieva l’estremismo di destra di fine anni Novanta – inizio anni Duemila, venne chiuso d’autorità nel 2006 (e poi rifondato, ormai brutta copia di quel che era stato, nel 2012) e Rogozin passò a incarichi governativi.
Dunque, Prigožin vs Strelkov, parte II:

Oggi l’ufficio stampa della Konkord, la holding del patron della Wagner, ha pubblicato un file audio in cui Prigožin illustrava cosa avrebbero fatto con Strelkov una volta giunto a Lugansk.
Nell’audio si parla di sottoporre Strelkov al giudizio dei comandanti delle unità della Wagner, i quali, secondo Prigožin, gli avrebbero chiesto le motivazioni della resa di Slovyansk nel 2014, condito il tutto di parole come “stronzo”, “figlio di puttana” et similia. Inoltre, aggiunge il capo della compagnia mercenaria, qualora l’ex comandante delle forze separatiste fosse scappato, gli avrebbe “pisciato in faccia”.
La risposta di Strelkov non si è fatta attendere: secondo la sua versione, sarebbe stato contattato ieri da uno dei responsabili della Wagner e avrebbero avuto un accordo per il suo impiego al fronte, ma dopo le offese di Prigožin e le accuse di aver tradito la Russia, ora non se ne parla, senza poi tirar in ballo le offese (definite come sporche) dell’imprenditore.
Sembra che Prigožin abbia deciso, a differenza delle dichiarazioni dei giorni passati, di attaccare in questo modo Strelkov per umiliarlo e per affermare la propria figura come vero e unico condottiero del campo ultranazionalista, ibridato con il mondo criminale. In questa ottica, Prigožin riesce a presentare Strelkov in modo quasi caricaturale, con le sue buone maniere da ufficiale della Guardia Bianca ma incapace (a detta della Wagner) di far nulla oltre a chiacchierare.
Nulla di buono si preannuncia: non vi è più nessuna remora a mostrare il volto criminale di certa estrema destra.
