Doveva essere un giorno di riscatto dopo le tante batoste subite nei mesi scorsi. Il programma prevedeva un’attraversata celebrativa in auto del “ripristinato” ponte di Kerch, accompagna dall’ennesima sventagliata di una settantina tra missili e droni contro le infrastrutture ucraine.
Ma, ormai, l’intelligence ucraina è evidentemente in grado di prevedere buona parte delle mosse moscovite e, così, prima ancora che si levassero in volo i Tupolev per lanciare il loro carico di missili, una serie di nuovi droni, appena sfornati dalle officine ucraine per colpire fino a centinaia di chilometri entro il territorio russo, hanno attaccato un paio di basi aeree russe, inclusa una ad appena 170 chilometri da Mosca, danneggiando un paio di Tu-22 con i missili già caricati e pronti per il decollo.
Come se non bastasse, dei 70 missili lanciati, almeno 60 sarebbero stati intercettati, con danni minimi al punto che, in serata, era già stata ripristinata la corrente nelle aree colpite.
Ma la brutta notizia per i russi è la facilità con cui i droni ucraini, che si basano su tecnologia vecchia di quasi 50 anni, sono riusciti indisturbati a penetrare le difese russe.
Cioè, proprio quando arriva a smontarsi la minaccia degli attacchi missilistici russi, cresce quella dei possibili attacchi ucraini.
Ne khorosho, Vlad…
