Le regole del ciclista

Sono uscito in bici, mi trovo a Mirabella Eclano, una lunga salita mi ha portato qui, è l’inizio dell’alta Irpinia, secondo alcuni dell’altra Irpinia.
Una donna grida : iesc a’lla! Attira la mia attenzione. Mi fermo, guardo la scena. No no, non è una donna musulmana, ma una contadina che intima alla propria figlia di spostarsi. Qui il dialetto è figlio di una stratificazione di culture e di un isolamento atavico, che risale a quando fu deviata la via Appia antica, che ha tagliato l’alta Irpinia fuori dalle rotte commerciali e dagli appetiti dei ricchi antichi commercianti.
È qui che incrocio il primo ciclista, come me, vestito da ciclista, spalle dritte, testa alta. Alza una mano : salve collega!
È il primo di una piccola schiera di ciclisti, che erano stati di poco distanziati. Uno alla volta, come su di un carillon, sfilano dinanzi a me, in direzione opposta e in sequenza, alzando la mano : buongiorno, salve, buongiorno, salve, salve, buongiorno.
La prima regola del ciclista è salutare sempre gli altri ciclisti. Loro come te sostengono uno sforzo che agli altri è sconosciuto.
Alzo la mano con religioso rispetto e strozzati in gola si fermano 6 buongiorno.
La seconda regola del ciclista è che se sei in discesa saluta pure affettuosamente, ma se sei in salita saluta solo con un cenno della mano, il collega capirà le motivazioni.
Proseguo la mia strada, ancora salita, mi trovo ad un bivio : a sinistra strada dritta e pianeggiante, direzione Grottaminarda, a destra ancora salita, è l’appia antica, che attraversa il territorio di Fontanarosa per inerpicarsi su su fino a Frigento e poi sul Formicoso. Ovviamente svolto a destra, le pianure non mi sono mai piaciute.
Lentamente mi trovo a passare davanti ad una massaria, il padrone di casa, è seduto sul bordo di un antico abbeveratoio per buoi, e grida: hai bisogno di acqua. Sorrido, mi fermo, accetto l’invito, e riempio la mia borraccia di acqua freddissima. È l’acqua del monti Picentini. Scambiamo due chiacchiere.
La terza regola del ciclista è che bisogna mostrare benevolenza e rispetto per i contadini locali, veri custodi del territorio : loro spesso sono i padroni di feroci molossi che hanno la passione per rincorrere ed azzannare i ciclisti.

Da: L’agente della Terra di Mezzo

L’Agente della Terra di Mezzo

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Pubblicato da Giuseppe Tecce

Scrittore di saggi e romanzi

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