Rovelli e il grande dilemma della sinistra italiana

L’intervento di Rovelli, durante il concerto del primo Maggio è stato bello e in parte condivisibile, ma evidenzia l’incapacità della sinistra italiana di stare con i piedi per terra. Comprendo la volontà di raggiungere la pace, e credo che tutti vogliamo la pace: una guerra nel XXI secolo, con il pericolo di armi di distruzione di massa, non serve a nessuno, ne a chi la fa, men che meno a chi la subisce e nemmeno a chi ci sta intorno. Ma la sinistra italiana una volta sarebbe stata dalla parte del più debole, di quello che subisce una sconsiderata aggressione. Oggi, invece, sembra che la sinistra viva nel mondo del mulino bianco, dove tutto è buono, tutti si vogliono bene e dove ci sono le merendine più buone del creato, e poi vai a scavare e scopri che quelle merendine sono piene di schifezze e ti annientano da dentro. Caro Rovelli, hai detto delle ovvietà: che vuoi la pace, come tutti. Ma non hai detto come arrivare a questa famosa pace. Hai parlato di generiche azioni diplomatiche, che , tra l’altro sono già in corso, ma non hai espresso chiaramente qual è la tua idea di pace, e come arrivarci. Questo è il vero problema della sinistra italiana, vuole la pace, non si capisce in che modo bisognerebbe farla: a scapito degli ucraini che stanno subendo una delle più vili aggressioni sin dai tempi della seconda guerra mondiale? Vuoi una resa incondizionata di un popolo, che andrebbe sicuramente al martirio per accontentare la tua voglia di serenità? O dobbiamo ribadire con forza che la legge della foresta non è più accettabile nel XXI secolo? I bulli devono essere assecondati, o devono essere puniti? Lo stesso problema si porrebbe con la Cina, nel caso attaccasse la vicina Taiwan. Come bisognerebbe regolarsi in un caso del genere? Bisognerebbe voltarsi dall’altra parte? Non sono fatti nostri?

Insomma Rovelli, sei stato bravo, ma hai evidenziato tutto il disastro della cultura radical chic della sinistra italiana.

Il discorso viene da lontano, sia ben chiaro, tu sei solo la punta dell’iceberg di una mentalità che si è strutturata negli ultimi decenni. Così come quando il presidente ANPI ha sentenziato che i partigiani dell’Ucraina non sono partigiani come lo sono stati quelli italiani. Ed in che modo lui mette in atto una discriminante del genere? Chi è lui per stabilire chi è più o meno partigiano?

E’ solo uno scarica barile per cercare di lavarsi la coscienza e trasmettere che il problema non esiste. E no, cari miei, il problema esiste, eccome se esiste. Da come si definisce questa situazione si determina la stabilità o meno mondiale per il prossimo futuro: che futuro vogliamo lasciare ai nostri figli? Un mondo dove prevale la legge del più forte o un mondo in cui vale la regola del diritto?

O pensate che le sorti dell’Italia siano disgiunte dagli accadimenti internazionali?

Insomma, cari amici di sinistra, dovete fare un passo indietro, e discutere seriamente su qual è la vostra idea di futuro, per l’Italia e per il mondo intero.

Pubblicato da Giuseppe Tecce

Scrittore di saggi e romanzi

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